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CRISI ENERGETICA: MPI IN AFFANNO. 43 I COMPARTI MAGGIORMENTE COLPITI

La crisi energetica in corso, che sta colpendo tutto il mondo, interessa soprattutto l’Eurozona, ma in particolar modo, purtroppo, il nostro Paese. Infatti nel vecchio continente, l’Italia è al secondo posto, dietro ai Paesi Bassi, per il tasso di inflazione energetica, che in un solo anno ha visto un tragico aumento del 71,7%. Nel solo mese di ottobre la crescita dei costi è stata di circa 27 punti percentuali, nei quali il peso maggiore è dato dall’elettricità, che ha avuto un aumento di poco meno del 60%.

Ci sono diversi fattori che influiscono sul mercato dell’energia, tra cui la guerra che interessa Russia e Ucraina, e l’aumento del valore del dollaro. Quest’ultimo fattore, infatti, pesa sui costi dell’importazione di energia (nel giro di 12 mesi, l’import ha segnato un aumento del 177%, che equivale ad una spesa maggiorata di 83,4 miliardi di euro), che si sono dilatati ulteriormente, portando la sola spesa del mese di settembre a 130 miliardi di euro (sono circa 2.200 euro a persona). Con l’aumento delle spese dello Stato, vi è la ovvia conseguenza che anche le spese di aziende e privati crescano. Infatti la bolletta energetica, in Italia, ha raggiunto il massimo storico, toccando i 104 miliardi di euro.

A risentire maggiormente di questa crisi energetica, oltre alle famiglie, sono le MPI (Micro – Piccole imprese), alle quali, il caro bollette, pesa sulle casse 23,9 miliardi di euro (18 solo di elettricità, a rischio di default, e questo non è un buon segnale per il Paese leader in Europa per la presenza di esse.

Sono 43 i comparti più esposti al caro energia, nei quali operano 881mila micro e piccole imprese, che vantano un numero di addetti pari a 3 milioni e 530mila.

Per quanto riguarda invece il gas, di cui il nostro paese è estremamente dipendente, pesa circa il 50% sulla produzione di energia. In questo anno l’importazione di gas è cresciuta, stringendo accordi con altri paesi rispetto la Russia (per via delle sanzioni conseguenti alla guerra), come Azerbaigian, Algeria e Norvegia.

Il dato contrastante, quasi un paradosso, su questa tematica è invece quello che riguarda l’export: nei primi tre trimestri del 2022, da gennaio a settembre, c’è stato un aumento del 273,6% delle esportazioni di gas.

L’Italia per affrontare questa crisi energetica, che si trasforma sempre più in una crisi economica, sta provando ad investire nelle energie rinnovabili, ma nonostante un gravoso prelievo di oneri per finanziare lo sviluppo green, lo scorso anno siamo stati superati dalla Spagna per la produzione di energia solare. Nonostante ciò l’Italia, nel 2022, si è posizionata al dodicesimo posto nell’indice Recai (indice utile per l’attrattività per gli investimenti rinnovabili).

Questo grazie ad una performance di crescita esponenziale, spinta soprattutto dal settore eolico, ma anche dal solare che in questo anno ha visto importanti implementi negli impianti. Questa crescita, seppur sembrerebbe continua, non è però sufficiente a garantire gli stoccaggi per l’anno a venire, e non crea la possibilità di un abbassamento dei prezzi dell’energia. La crescita delle rinnovabili deve essere consolidata, si deve amplificare la diversificazione delle fonti, grazie a strumenti e a tecnologie che possano migliorare l‘efficienza degli impianti.

L’anno che sta volgendo al termine ha anche visto una grave crisi idrica, con una forte siccità nel nord Italia, che ha portato ad un abbattimento della produzione di elettricità negli impianti idro-elettrici, con una riduzione del 37,6%.